Progettare, costruire…

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La progettazione (di un muro, di una casa, di un video, di un racconto e di qualsiasi altra cosa) necessita di un metodo. Il metodo ci permette di sperimentare ed organizzare tutti gli ingredienti di cui abbiamo bisogno per raggiungere l’obiettivo.

Il metodo – se valido-  permette inoltre il libero trasferimento delle conoscenze da una disciplina all’altra…

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Siamo pronti per le riprese!

Venire alle mani, a scuola. Qualche volta serve!

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La classe prima della S.E. Edilmaster ha iniziato la fase di pre-produzione. Veniamo dunque alle mani, superando le barriere linguistiche che hanno (forse) limitato, nella prima fase teorica, la partecipazione di alcuni studenti…

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Nel prossimo appuntamento concluderemo scenografie e personaggi per poi passare alle riprese e all’animazione…

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In controluce!

Oggi abbiamo concluso la parte di pre-produzione; personaggi e scenari sono pronti…

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Grazie all’impiego di una lavagna luminosa modificata apportiamo alle sagome le ultime rifiniture e modifiche… E’ sorprendente scoprire gli effetti che si ottengono in controluce… tra precise silhouette ed improvvisati giochi di trasparenza…

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Nel prossimo appuntamento inizieremo le riprese a passo-uno e le registrazioni…

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Ingranaggi di Guerra

Oggi abbiamo abbozzato lo storyboard del video. Nella sceneggiatura si sottolinea l’impatto della tecnologia bellica sull’uomo e sull’ambiente… La Grande Guerra cambiò radicalmente il paesaggio naturale; boschi e foreste fornirono legname agli eserciti per la costruzione di trincee e camminamenti, mentre migliaia ettari di campagna (sopratutto in Francia e Belgio) furono trasformati in lande martoriate (e inquinate da metalli pesanti)…

tratto da The Wall - Pink Floyd

Immagine tratta da The Wall – Pink Floyd

Traendo ispirazione da un breve frammento tratto dal film “The Wall” cerchiamo di ideare una traccia narrativa ricca di immagini simboliche… Il paesaggio… un conflitto posto “nel cuore della natura”… l’ingranaggio… gli ingranaggi di un sistema… esaltazione del dinamismo (Futurismo)… l’ombra dell’industria… la catena di montaggio… la trasformazione di contadini in soldati… il carro armato… l’autodistruzione… il filo spinato che sostituisce l’erba e gli alberi (“Uccidiamo il chiaro di luna!”)…

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Sangue, acciaio e catena di montaggio. La tecnologia a servizio della guerra.

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Primo appuntamento del “laboratorio storico” all’Edilmaster di Trieste, nel  quale abbiamo approfondito gli aspetti “tecnologici” che hanno caratterizzato la Grande Guerra.  Nel corso del conflitto si vide, per la prima volta nella storia, l’impiego a scopi militari della più alta innovazione tecnologica – industriale disponibile all’epoca. Vengono progettati e costruiti, su scala massiva, dirigibili, sottomarini, aerei, carri blindati (carro-armati) e  sistemi di telecomunicazione ad uso militare. Le prime macchine impiegate sono prototipi ad alta instabilità, successivamente vengono perfezionate e prodotte in serie. La catena di montaggio, pilastro fondamentale della II Rivoluzione Industriale (affinata sui principi del Fordismo), diventa un elemento indispensabile per soddisfare le necessità del fronte: dalla produzione e fornitura di munizioni e di armi sperimentali (il campo di battaglia diviene il contesto ideale per sperimentare sia le nuove armi “automatiche”, sia quelle chimiche), alla produzione massiva di “beni di prima necessità” quali cibi in scatola, vestiario, oppioidi ed alcolici. I soldati, perlopiù di estrazione contadina e semi analfabeti, si trovano immersi di punto e in bianco in un mondo che oggi potremmo definire “fantascientifico”.

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Ci chiediamo in classe… la guerra porta quindi progresso ed innovazione tecnologica?

Qual’era il clima artistico-culturale prebellico?

Molto tempo prima dello scoppio della guerra, i moderni traguardi dell’industria cattura l’attenzione di artisti, letterati ed intellettuali. Il Futurismo, la prima grande avanguardia del Novecento, sorta in Italia e pubblicamente promossa nel 1909 a Parigi (attraverso la pubblicazione del Manifesto Futurista di Marinetti), interpreta -in maniera discutibile- il sentimento mondiale dell’umanità moderna: il culto della velocità e della macchina, la glorificazione della guerra “quale un’unica igiene del mondo” e l’esaltazione dell’aggressività (intesa come “vitale dinamismo” dell’uomo).

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Le “invincibili corazze” marchio Farina. Tratto dal film “Uomini Contro” di Francesco Rosi.

I Futuristi vogliono addirittura “attualizzare” la lingua italiana:

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Infine leggiamo il Manifesto Futurista:

Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
È dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Le Figaro – 20 febbraio 1909

Carta animata! Un video fatto di tanti, tantissimi (e piccolissimi) pezzi!

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La composizione visiva del video è resa dalla sovrapposizione di carte di diversa grammatura. Le sagome vengono appoggiate e animate su un tavolo retroilluminato e dotato di una torretta di aggancio per la macchina fotografica. La retroilluminazione delle sagome ci permette quindi di ottenere una vasta gamma di grigi. Questa tecnica di rappresentazione ha radici storiche profonde, l’origine è riconducibile all’antico teatro di figura cinese (le “ombre cinesi”, 140 – 85 a.c.). Dopo l’avvento della prima tecnologia cinematografica questa tecnica venne largamente impiegata, per realizzare pionieristici film d’animazione, da autori come Lotte Reiniger (1899-1981) e Noburo Ofuji (1900-1961).

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Suddivisi in gruppi ritagliamo passo-passo gli elementi che compongono la nostra sceneggiatura…

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SCENEggiando…

Oggi, organizzando i testi letti e i contenuti appresi, abbiamo realizzato la prima bozza dello storyboard.

Da esso emerge una traccia narrativa incentrata sulla condizione umana-esistenziale del soldato; forse la “grande” guerra è la somma di tutti i nostri conflitti interiori..?

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Due trincee opposte. Un soldato scruta il fazzoletto di terra che lo separa dalla barricata nemica e ad un tratto incrocia lo sguardo con il nemico. Il fango ricopre volti ed uniformi. L’uno sembra il riflesso dell’altro. Sembrano la stessa persona. Entrambi, in un momento di riflessione, immaginano/ricordano/auspicano una tregua…

Nel prossimo appuntamento concluderemo la sceneggiatura ed inizieremo la costruzione dei personaggi e delle scenografie…

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Testimoni di un passato mai vissuto: leggere ed interpretare le “memorie” dei soldati

Fotografie su gentile concessione del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto

Leggiamo le testimonianze dei soldati e argomentiamo le nostre riflessioni; un magma di emozioni e sentimenti investe la classe…  I ragazzi si dimostrano empatici e desiderosi di conoscere fino in fondo gli autori degli scritti.

Chi erano queste persone? A chi si rivolgevano? Perchè scrivevano? Siamo quindi noi i custodi della loro memoria?

Purtroppo oggi non siamo in grado di rispondere con certezza a tutte queste domande. Possiamo solo immedesimarci nelle ragioni che spingevano queste persone a scrivere, disegnare e raccontare… e cercare di ridare voce alle loro parole…

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