Sangue, acciaio e catena di montaggio. La tecnologia a servizio della guerra.

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Primo appuntamento del “laboratorio storico” all’Edilmaster di Trieste, nel  quale abbiamo approfondito gli aspetti “tecnologici” che hanno caratterizzato la Grande Guerra.  Nel corso del conflitto si vide, per la prima volta nella storia, l’impiego a scopi militari della più alta innovazione tecnologica – industriale disponibile all’epoca. Vengono progettati e costruiti, su scala massiva, dirigibili, sottomarini, aerei, carri blindati (carro-armati) e  sistemi di telecomunicazione ad uso militare. Le prime macchine impiegate sono prototipi ad alta instabilità, successivamente vengono perfezionate e prodotte in serie. La catena di montaggio, pilastro fondamentale della II Rivoluzione Industriale (affinata sui principi del Fordismo), diventa un elemento indispensabile per soddisfare le necessità del fronte: dalla produzione e fornitura di munizioni e di armi sperimentali (il campo di battaglia diviene il contesto ideale per sperimentare sia le nuove armi “automatiche”, sia quelle chimiche), alla produzione massiva di “beni di prima necessità” quali cibi in scatola, vestiario, oppioidi ed alcolici. I soldati, perlopiù di estrazione contadina e semi analfabeti, si trovano immersi di punto e in bianco in un mondo che oggi potremmo definire “fantascientifico”.

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Ci chiediamo in classe… la guerra porta quindi progresso ed innovazione tecnologica?

Qual’era il clima artistico-culturale prebellico?

Molto tempo prima dello scoppio della guerra, i moderni traguardi dell’industria cattura l’attenzione di artisti, letterati ed intellettuali. Il Futurismo, la prima grande avanguardia del Novecento, sorta in Italia e pubblicamente promossa nel 1909 a Parigi (attraverso la pubblicazione del Manifesto Futurista di Marinetti), interpreta -in maniera discutibile- il sentimento mondiale dell’umanità moderna: il culto della velocità e della macchina, la glorificazione della guerra “quale un’unica igiene del mondo” e l’esaltazione dell’aggressività (intesa come “vitale dinamismo” dell’uomo).

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Le “invincibili corazze” marchio Farina. Tratto dal film “Uomini Contro” di Francesco Rosi.

I Futuristi vogliono addirittura “attualizzare” la lingua italiana:

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Infine leggiamo il Manifesto Futurista:

Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
È dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Le Figaro – 20 febbraio 1909

La presentazione del progetto alle scuole

Inizia la presentazione del progetto presso le scuole: con i ragazzi si discute sui contenuti didattici e sugli aspetti tecnici, ovvero sulla rappresentazione cinematografica d’animazione della “guerra”; da “La Guerra e il sogno di Momi” (1917) a “Un valzer con Bashir” (2009, vincitore Golden Globe per miglior film straniero).

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Ai ragazzi vengono inoltre illustrate, attraverso due brevi demo, le tecniche che potranno sperimentare nel corso delle attività; l’animazione di silhouette (video 1) e la pixillation (video 2).

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“L’Europa in Guerra” al Magazzino delle Idee

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L’Europa in Guerra – Tracce del Secolo Breve

Risultato di una ricerca e una rappresentazione fuori da ogni retorica la mostra “L’Europa in guerra. Tracce di un secolo breve” curata da Piero Del Giudice, attraverso linguaggi visivi molteplici, mette in scena tragedie e lutti della guerra, movimenti e singole persone che alla guerra si oppongono, soldati e anche ufficiali che alla morte si ribellano, sovversioni e diserzioni, la sopravvivenza nelle trincee, le sterminate distese di morti . La mostra esplora:

  • le cause e gli interessi che hanno scatenato il conflitto;
  • le condizioni di assoggettamento di contadini e operai morti a milioni nella guerra mondiale;
  • le ribellioni; quella grande e riuscita in Russia con la rivoluzione bolscevica, quella fallita nel gennaio 1919 del sollevamento spartachista;
  • i tentativi di rivolta individuali, soprattutto evidenti nell’ampia scelta di “lettere censurate” di soldati e famiglie di soldati o ufficiali, reperite nel fondo dell’Archivio Centrale di Stato a tutt’oggi inedite, esposte nella mostra e riprodotte nel catalogo.

Il saggio che apre l’enorme e documentato catalogo che accompagna la mostra (circa 1000 pag con oltre 50 contributi, edito dalle edizioni ‘e’ di Trieste) si titola La guerra fordista,. La morte in trincea come copia luttuosa, analogia e fatale parallelo del lavoro di fabbrica e delle campagne nell’età taylorista. Dix, Grosz, Kollwitz, Leger, Sironi, Balla, Sartorio, Brass, Levis, Lugli, Salvarani, Quarenghi fino a Depero, Scalarini, Helios Gagliardo, Guala, Mura e decine di altre presenze artistiche indagano lo “schock” che questa guerra determina nell’arte accademica e “alta”. Si apre, con questa mostra, un drammatico capitolo di “arte di guerra” e si tenta una indagine sulle arti “basse” – di artigiani, contadini e operai di trincea – alzando sulle pareti vicino ai grandi artisti presenti, opere popolari. La mostra è realizzata da Fondazione Museo Storico del Trentino in collaborazione con Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Provincia di Trieste, con l’organizzazione della cooperativa sociale La Collina.

Magazzino delle Idee

Corso Cavour, 2 – Trieste

dal 30 novembre 2014 al 28 febbraio 2015

lun, mar, mer: 9.30 – 13.30

gio: 9.30 – 17.00 ven: 15.30 – 19.30

sab, dom: 10.00 – 13.00 / 15.30 -19.30

Ingresso gratuito

http://www.traccedelsecolobreve.com/