La guerra dentro

Nella cornice del progetto storico-didattico “Scampare la guerra”, che ha ripercorso i temi del vissuto di militari e civili nella Grande Guerra (1914-1918), con riferimento ai comportamenti di rifiuto, resistenza, fuga, malattie, autolesionismo e di obiezione, sul piano morale e ideologico, è stato organizzato un incontro-visita il 19/11/2015, aperto agli studenti aderenti al progetto, al Comprensorio/Parco di San Giovanni di Trieste a cura della dott.ssa Del Giudice di CoPerSaMM.

Il comprensorio dell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale è costituito da un parco, inserito nella struttura urbana del rione cittadino di San Giovanni dal quale è tuttavia separato da un muro di cinta perimetrale. Pianificato sotto l’impero Austro-Ungarico a fine ’800 con un progetto d’avanguardia, il manicomio continuò le sue funzioni fino alla fine degli anni ’70, anni in cui fu sede di un importante evoluzione dei servizi di salute mentale grazie all’operato di Franco Basaglia.

Durante l’incontro oltre a ripercorrere la storia e le vicende del luogo storico si discuterà delle vicende legate ai “scemi di guerra” e alle cure svolte a San Giovanni; tema affrontato nel video Shell Shock 

Concluse le riprese di “ShellShock”!

Si sono concluse, questa mattina, le riprese del video “ShellShock”. Per le ragazze è stato molto interessante trattare gli effetti della guerra sulla salute psichica; ed ancora una volta il medium del cinema d’animazione ci ha permesso di “amalgamare” documenti d’epoca e costruzioni narrative. Il risultato? Una serie di video-riflessioni che rappresentano le tante sfaccettature della Grande Guerra…

Qui un link interessante all’articolo “Animation as a learnig tool”, il cinema d’animazione come strumento di apprendimento.

toti_ripre1

toti_ripre2

ShellShock

“ShellShock” è il termine utilizzato dagli inglesi, per la prima volta nel 1915, per indicare i traumi neuropsichiatrici che colpirono frequentemente i soldati impiegati al fronte.

Lucio Fabi sulla “follia al fronte”:

La trincea impose prove durissime, che non tutti riuscivano a superare. Il termine «matto di guerra» circolò e si diffuse per la prima volta nella Grande Guerra, per designare le centinaia di migliaia di militari colpiti da neuropatie prodotte direttamente dal conflitto, che affollarono per svariati decenni i manicomi di tutto il mondo.

L’esercito italiano aveva creato dei veri e propri presidi psichiatrici nelle retrovie del fronte, a cui spettava riconoscere la malattia mentale dei soldati che asserivano di esserne affetti. Non sempre i medici militari riconoscevano le isterie e le nevropatie prodotte dalla paura del bombardamento e del combattimento, e mandavano i soldati colpiti da questi mali ai tribunali militari, che comminavano diversi anni di carcere per “simulazione” o “renitenza”. I militari riconosciuti malati di mente venivano ricoverati nei diversi manicomi italiani, qui a Trieste abbiamo l’esempio dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di San Giovanni,  dove venivano curati con docce fredde, scariche elettriche, ma soprattutto con la detenzione e la segregazione. In questi casi, la fuga dalla guerra era anche una fuga dalla vita e dalla famiglia.

totix1

Il capitano medico Lorenzo Gualino, direttore dell’ospedale psichiatrico del 39° ospedale da campo, nel 1918 riporta il caso di un soldato colto da confusione mentale allucinatoria mentre era di vedetta

Anche il tono energico delle domande rivoltegli non lo scuote dal suo sogno ed egli tratto tratto scatta a mettersi in agguato con dei sussurrati chi va là, mentre continua per ore intere a scrutare oltre le sbarre del letto riportando con un lapis su dei brani di carta le sue pseudo osservazioni di trincee, di reticolati, di camminamenti… Con un ritaglio di carta s’è acconciata una feritoia con relativa chiudenda e vi balza a porvi l’orecchio o ad affacciarvi l’occhio, poi richiude lentamente o resta a ricopiare qualche ipotetico panorama, sempre avendo la faccia atteggiata alla mimica dell’attesa, dell’agguato, del terrore.

totix2

totix5

“I matti di Guerra”

shellshock_3

“Tutti soldati provenienti dal fronte, tutti giovani, per la maggior parte poverissimi. Uomini originari di tutte le zone d’Italia, travolti da una guerra senza precedenti che lascia il segno su corpo e mente. La tensione delle lunghe attese in trincea, il terrore della battaglia che si tentava di vincere costringendo i soldati a bere, le immagini di morte e distruzione provocavano negli uomini diverse reazioni. Stati di esaltazione con uso improprio dell’arma, aggressività, ma anche catatonia, mutismo, perdita della ragione. Il soldato veniva condotto all’attenzione del medico militare, e di lì in manicomio in osservazione, fase che poteva durare sino a tre mesi. Scopo del ricovero era la cura, affinché il soldato potesse trascorrere un periodo di convalescenza a casa per poi tornare al fronte. Ma si può parlare realmente di cura?”

Tratto dal catalogo della mostra  nella mostra “La follia della guerra – Documenti dell’ospedale psichiatrico di Padova, 1915-1918″ presso la Sala Nobile del padiglione 6 del complesso socio-sanitario ai Colli (PD). Curata e allestita da Maria Cristina Zanardi, visitabile dal 25 maggio al 3 giugno 2015. Approfondimenti qui.

shellshock

shellshock_2

“Scemi di Guerra”. Sotto, un’opera di G. Grosz – autore presente anche alla mostra “Europa in Guerra” di Trieste.

georg

Cuore di tenebra – Guerra e Follia

“Ho lottato con la morte. È il combattimento meno eccitante che si possa immaginare. Si svolge in un grigiore impalpabile, con niente sotto i piedi, niente intorno, senza testimoni, senza clamore, senza gloria, senza il gran desiderio di vincere, senza il gran timore della sconfitta, in una insalubre atmosfera di tiepido scetticismo, senza una ferma convinzione nel proprio diritto, e meno ancora in quello dell’avversario. Se è questa la forma suprema della saggezza, allora la vita è un enigma più grande di quanto alcuni di noi pensano che sia.”

Joseph Conrad, Cuore di Tenebra

La memoria è un processo costruttivo-identitario riscontrabile quotidianamente nelle nostre città. “Strati di memoria” si sovrappongono, uno sopra l’altro… Esistono cose da ricordare e dimenticare. Quest’ultime sono spesso quelle che ci avvicinano alla linea d’ombra; la parte oscura della natura umana. Come, ad esempio, la follia.toti_1

toti_2

toti_56

Documentario sui disordini post traumatici da guerra – “ShellShock” – Inghilterra 1917-

toti_4