Materiali, uscite didattiche e ricerca-azione sul territorio

La Guerra e il Sogno di Momi

Produzione: Ita 1917

Genere: Fantastico, Animazione, Drammatico

Durata: 37′

Regia: Giovanni Pastrone

Soggetto: Giovanni Pastrone

Sceneggiatura: Giovanni Pastrone, Segundo De Chomòn

Fotografia: Segundo De Chomòn

Effetti/Animatore: Segundo De Chomòn

Musiche: Muto

Cast: Guido Petrungaro (Momi), Alberto Nepoti (padre di Momi), Valentina Frascaroli (madre di Momi), Enrico Gemelli (nonno di Momi), Stellina Toschi (bambina)

 Trama: Il padre di Momi è partito per la guerra e l’unico modo per rimanere in contatto con lui e scrivergli delle lettere che il nonno gli legge dato che è ancora piccolo. Una di quelle lettere contiene la descrizione di alcune battaglie in cui si è ritrovato a dover combattere. Dopo la lettura della lettere il piccolo Momi si addormenta e sogna i propri soldatini mentre combattono.

 Recensione:  LA GUERRA E IL SOGNO DI MOMI di Giovanni Pastrone è una pellicola sospesa tra sogno e realtà. E’ importante ricordarlo perché due anni dopo il capolavoro di CABIRIA, Pastrone torna a sperimentare nuovi linguaggi e tecniche cinematografiche, infatti questo fu il primo film italiano ad usare la tecnica dello stop-motion.

Fonte: Manifesto “0” – Osservatorio del cinema italiano

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L’Europa in Guerra – Tracce del Secolo Breve

Risultato di una ricerca e una rappresentazione fuori da ogni retorica la mostra “L’Europa in guerra. Tracce di un secolo breve” ordinata da Piero Del Giudice, attraverso linguaggi visivi molteplici, mette in scena tragedie e lutti della guerra, movimenti e singole persone che alla guerra si oppongono, soldati e anche ufficiali che alla morte si ribellano, sovversioni e diserzioni, la sopravvivenza nelle trincee, le sterminate distese di morti .

La mostra esplora:

  • le cause e gli interessi che hanno scatenato il conflitto;
  • le condizioni di assoggettamento di contadini e operai morti a milioni nella guerra mondiale;
  • le ribellioni; quella grande e riuscita in Russia con la rivoluzione bolscevica, quella fallita nel gennaio 1919 del sollevamento spartachista;
  • i tentativi di rivolta individuali, soprattutto evidenti nell’ampia scelta di “lettere censurate” di soldati e famiglie di soldati o ufficiali, reperite nel fondo dell’Archivio Centrale di Stato a tutt’oggi inedite, esposte nella mostra e riprodotte nel catalogo.

Il saggio che apre l’enorme e documentato catalogo che accompagna la mostra (circa 1000 pag con oltre 50 contributi, edito dalle edizioni ‘e’ di Trieste) si titola La guerra fordista,. La morte in trincea come copia luttuosa, analogia e fatale parallelo del lavoro di fabbrica e delle campagne nell’età taylorista. Dix, Grosz, Kollwitz, Leger, Sironi, Balla, Sartorio, Brass, Levis, Lugli, Salvarani, Quarenghi fino a Depero, Scalarini, Helios Gagliardo, Guala, Mura e decine di altre presenze artistiche indagano lo “schock” che questa guerra determina nell’arte accademica e “alta”. Si apre, con questa mostra, un drammatico capitolo di “arte di guerra” e si tenta una indagine sulle arti “basse” – di artigiani, contadini e operai di trincea – alzando sulle pareti vicino ai grandi artisti presenti, opere popolari.

La mostra è realizzata da Fondazione Museo Storico del Trentino in collaborazione con Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Provincia di Trieste, con l’organizzazione della cooperativa sociale La Collina. La mostra, allestita presso il “Magazzino delle Idee” di Trieste (Corso Cavour, 2) è visitabile dal 30 novembre 2014 al 28 febbraio 2015. INFO: http://www.traccedelsecolobreve.com/

 


Trieste-Faro-della-Vittoria

Il Faro della Vittoria 

Il Faro della Vittoria è un’opera imponente (alta 67,85m) e comprende due importanti funzioni: commemorare i marinai caduti nella Prima Guerra Mondiale e guidare la navigazione notturna nel Golfo di Trieste (la lanterna è collocata a 115 metri sopra il livello del mare, compie un giro intorno all’asse in 30 secondi e sprigiona una luminosità di circa 1.200.000 candele con una portata media di 30 miglia). La parte ornamentale è completata, in basso, dalla potente figura del Marinaio Ignoto, opera di Giovanni Mayer, realizzata dal maestro scalpellino Regolo Salandini con l’impiego di 100 tonnellate di pietra di Orsera. Sotto la statua è affissa l’ancora del cacciatorpediniere Audace (prima nave italiana a entrare nel porto di Trieste il 3 novembre 1918), donata dall’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, Ministro della Marina del Regno d’Italia. Ai lati dell’ingresso del Faro sono posti due proiettili della corazzata austriaca Viribus Unitis. Su una grande piastra in pietra è incisa l’iscrizione “ A.D. MCMXXVII Splendi e ricorda i Caduti sul mare MCMXV – MCMXVIII”. Dopo sette anni di chiusura totale e alcuni restauri, il Faro è stato riaperto al pubblico il 18 maggio 1986, grazie all’interessamento della Provincia di Trieste e col concorso dell’allora Azienda Autonoma di Turismo e Soggiorno. Attualmente è possibile accedere anche al secondo anello della struttura. Il Faro della Vittoria dipende dal Ministero della Difesa ed è aperto al pubblico grazie ad una convenzione con la Provincia di Trieste.

La storia

L’idea di costruirlo nacque all’architetto triestino Arduino Berlam (1880 – 1946) già nel 1917, poco dopo la disfatta di Caporetto e la battaglia del Piave, e prese corpo nel dicembre 1918, appena finita la guerra. Come sito, venne quasi subito scelto il Poggio di Gretta, che offriva un assetto ottimale: 60 metri sul livello del mare che assicurano una posizione dominante, terreno roccioso e un ampio basamento dalle solide fondamenta che ingloba il bastione rotondo dell’ex Forte austriaco Kressich, completato nel 1854. Il progetto per il Faro fu di Arduino Berlam e i lavori iniziarono nel gennaio 1923 per concludersi (a un costo complessivo di lire 5.265.000) il 24 maggio 1927, con una cerimonia di inaugurazione alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. La possente ma slanciata struttura, dal peso complessivo di 8.000 tonnellate, è rivestita esternamente da più di 1.500 metri cubi di pietra istriana di Orsera nella parte superiore e di pietra carsica di Gabria in quella inferiore. Completano l’edificio 2.000 metri cubi di calcestruzzo e undici vagoni di ferro pari a 100 tonnellate. Sopra la grande colonna, un capitello sostiene la “coffa” (così definita con esplicito riferimento agli alberi delle navi), in cui è inserita la gabbia di bronzo e cristalli della lanterna, coperta da una cupola in bronzo decorata a squame. All’apice della cupola svetta la statua in rame della Vittoria Alata, opera dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863 – 1943), realizzata dall’artigiano del rame e del ferro Giacomo Sebroth: il peso è di circa 7 quintali.

 


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Parco della Rimembranza – Trieste

Nel pieno centro di Trieste, sulle pendici del Colle di San Giusto, esiste dal maggio 1926 il Parco della Rimembranza. In mezzo ad un’area verde attraversata da Via Capitolina, la strada che conduce in cima al Colle, è possibile scoprire questo piccolo angolo di natura caratterizzato da una serie di pietre carsiche su cui sono stati scritti i nomi dei triestini caduti nelle guerre ed i reparti di cui facevano parte.

I parchi della Rimembranza sono un’istituzione nata nei primi anni del fascismo e promossi da Dario Lupi, ai tempi sottosegretario dell’Istruzione. Ispirato dall’albero della libertà, uno dei simboli della rivoluzione francese, Lupi incentivò ogni scuola italiana ad inaugurare uno “spazio sacro” in ricordo di coloro che avevano combattuto nella Grande Guerra. Venne così creato uno spazio di devozione ma allo stesso tempo di controllo sulla memoria legata al conflitto del ’15-’18.

Il Parco della Rimembranza di Trieste è diviso in 26 settori su cui sono collocate le pietre carsiche. Quelle dedicate alla Prima Guerra Mondiale sono comprese tra i settori 16 e 25 anche se oggi, al loro interno, è possibile trovare pietre che ricordano anche battaglie successive come la Guerra Civile Spagnola, le guerre d’Africa e la Seconda Guerra Mondiale.

È consigliabile raggiungere il Parco a piedi da Piazza Goldoni attraverso la spettacolare Scala dei Giganti. Si prosegue successivamente lungo una seconda scalinata che porta fino alla fontana a forma di obelisco inaugurata nel 1938 in occasione della visita di Mussolini in città. Una seconda soluzione è giungere in cima al Colle di San Giusto dalla zona di Piazza Unità – Via del Teatro Romano, inerpicandosi lungo le piccole e suggestive vie della Trieste medievale. Giunti in cima si attraversano i resti del foro romano e successivamente si scende lungo i sentieri del Parco fino alla fontana.


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Il portale “Itinerari della Grande Guerra”

Dopo quasi un secolo dal suo inizio, la Prima Guerra Mondiale occupa ancora uno spazio molto importante nella memoria collettiva delle persone. Ogni anno storici e appassionati del settore conducono ricerche, approfondimenti e studi su quel periodo, compreso tra il 1914 e il 1918, che ha radicalmente cambiato il corso della storia contemporanea. Uno dei motivi per cui questo avvenimento è ancora così coinvolgente ed emozionante è la presenza, sui territori dove si è combattuta e vissuta, di innumerevoli tracce e monumenti legati ad essa. Le esigenze militari dell’epoca, infatti, portarono ad una profonda trasformazione del paesaggio e che, nonostante i catastrofici avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Queste numerose testimonianze, spesso collocate in scenari naturali meravigliosi, sono oggi degli importanti segni della memoria in grado di insegnare ed emozionare. All’interno delle fortificazioni si possono vedere con i propri occhi e toccare con le proprie mani quei luoghi dove milioni di uomini hanno combattuto e dove sono state scritte numerose pagine della nostra storia. Un’esperienza unica nel suo genere che non lascia mai indifferenti. Da queste basi nasce il progetto interregionale “Itinerari della Grande Guerra – Un viaggio nella storia” e che coinvolge le regioni Friuli Venezia Giulia (capofila del progetto), Veneto, Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano. Il suo obiettivo è la valorizzazione in chiave turistica di questo straordinario patrimonio storico e culturale in modo da renderlo fruibile a tutti gli appassionati e a chiunque voglia conoscere un’importante parte del passato non solo italiano ma europeo. Il portale “Itinerari della Grande Guerra” è stato sviluppato nell’ambito dell’omonimo progetto con l’obiettivo di offrire uno strumento utile ed interessante per tutti coloro che desiderano scoprire i luoghi, gli itinerari e un po’ di storia della Prima Guerra Mondiale nelle aree coinvolte.

http://www.itinerarigrandeguerra.it/

 

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